“La determinazione della tariffa TARI è un procedimento molto complesso: da una parte è difficile argomentare in poche righe, dall’altra si possono far passare messaggi del tutto alterati rispetto alla realtà”. Queste le parole del vicesindaco ed assessore all’ambiente Gianni D’Orazio, che porta così a conoscenza della cittadinanza cosa è stato votato nell’ultimo consiglio ed il percorso che ha portato a quel voto:
PARTE PRIMA
PEF 2024, cioè il calcolo dei costi 2024 che vanno a determinare le tariffe TARI.
Partiamo da alcuni dati oggettivi:
- I dati di partenza sono i valori effettivi rilevati nel 2022;
- Una volta immessi i dati, il calcolo del PEF (effettuato da una ditta esterna, Maggioli, incaricata dalla precedente amministrazione) segue un procedimento obbligato in cui non ci sono scelte possibili;
- L’ammontare dei costi in base al PEF 2024 è: 1.071.000 euro circa;
- L’ammontare dei costi in base al PEF 2023 era: 1.028.000 euro circa;
- L’incremento tra 2023 e 2024 è pari a 43.000 al netto dell’addizionale provinciale e del contributo di perequazione di 1,60 euro per utenza stabilito da ARERA dal 2024;
- L’incremento percentuale del PEF (e di conseguenza della TARI) è pari circa al 4,2 %. L’inflazione nel 2023 secondo l’ISTAT si è attestata al 5,7%.
Dunque, l’incremento medio TARI 23-24 = 4,18% (Inflazione ISTAT 2023: 5,7%)
PARTE SECONDA
Aumento 12,34% per la categoria: uso domestico 5 residenti.
Anche in questo caso si tratta di un valore medio.
Gli aumenti reali, relativi ai casi concreti, si vedranno in bolletta e dipenderanno dalla superficie dell’abitazione su cui viene effettuato il calcolo.
- Per un appartamento di 70 mq l’aumento sarà di circa il 12,3%, appunto
- Per un appartamento di 100 mq l’aumento sarà di circa il 9,8%;
- Per un appartamento di 150 mq l’aumento sarà di circa il 6,3%;
Tutto questo scaturisce, lo ripetiamo, da processi di calcolo stabiliti da norme che non permettono scelte.
Una volta immessi i valori nel PEF (per il 2024 sono quelli effettivi rilevati nel 2022) non c’è praticamente alcun margine di discrezionalità.
In base ai valori e al meccanismo di calcolo, quest’anno pesa di più sulla tariffa la parte variabile (numero di componenti) e meno la parte fissa (superficie).
Anche questa non è una scelta ma una conseguenza del meccanismo di calcolo.
L’amministrazione può decidere (entro certi limiti) due parametri:
- La ripartizione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche;
- I coefficienti per il calcolo della tariffa relativi alle singole categorie;
Nel primo caso, come negli ultimi anni, è stata confermata la ripartizione 70% domestiche, 30% non domestiche secondo dati storici consolidati.
Nel secondo caso TUTTI i coefficienti sono stati posti al valore minimo di legge (come negli ultimi anni).
Utilizzare valori difformi (diversi dai minimi) tra categorie diverse sarebbe stata una scelta arbitraria e immotivata, avendo potuto potenzialmente “favorire” una categoria a danno di un’altra in assenza di riscontri oggettivi.
Per concludere si dovrebbe anche dire che, a parte la categoria di cui si è ampiamente parlato, ci sono altri aumenti decisamente contenuti e molte riduzioni, anch’esse contenute, per la verità, relative soprattutto alle utenze non domestiche.
Ma questo non è un merito, come non è un demerito l’aumento.
Gli eventuali meriti nella raccolta differenziata sono quelli degli attori in campo: l’Ente che deve predisporre un progetto valido di raccolta, appaltarlo ad un prezzo congruo e vigilare; il gestore che deve svolgere con diligenza il proprio ruolo; gli utenti che devono convincersi sempre di più che comportamenti virtuosi portano (anche) a risparmi sulle tariffe.
A Ceprano, stando ai dati, si differenzia al 72%. In passato si è fatto di meglio e siamo sicuri che possiamo di nuovo migliorare, e di molto.